Museo della Sindone

Ideare e realizzare il Museo della Sindone ha rappresentato per il Gran Teatro Urbano l’ennesima, difficile ma al tempo stesso stimolante, sfida in un campo, quello dell’allestimento museale, in cui l’atipica struttura artistica ha manifestato una sua originale vocazione aperta, con la contaminazione di discipline diverse, ad un nuovo concetto di museografia.
La principale difficoltà incontrata nel progettare questo lavoro è stata, ovviamente, l’”assenza” dell’oggetto cardine della trattazione che, unita alla presenza di un percorso espositivo costituito più da testimonianze che da reperti, ha determinato la scelta di coniugare l’aspetto scientifico-didattico con quello evocativo-emozionale.
Ecco dunque il tentativo di rendere la sofferenza di un uomo crocifisso attraverso l’iconografia pittorica dei secoli, che l’intervento artistico ha frammentato, lacerato, drammatizzato sulle architetture del luogo servendosi di elaborazioni al computer e di sofisticatissimi proiettori per la prima volta utilizzati all'interno di siti museali.
L’allestimento degli spazi ha privilegiato il gusto delle terre di origine di questa storia; i colori beige/marrone/sabbia e gli oggetti evocativi - le otri, le stoffe - rimandano più a popolose medine che alla sacralità dei luoghi tradizionali di culto. Strutture volutamente scarne, “non vestite” separano, con le testimonianze, questa terra dagli affreschi “spezzati” sul soffitto, da un cielo luogo dello spirito (religione, arte, fede).
Tecnologie ed arte quindi, ma al tempo stesso semplicità e lentezza affinché il visitatore… qualsiasi visitatore - credente e no - possa riflettere su un enigma che ha comunque alla base la sofferenza di un uomo.